Voci d’amore
una prod. Amici della Musica di Modena.
spettacolo per pianoforte e voce recitante.
Ideato e diretto da Claudio Rastelli.
Con Diana Höbel, attrice e autrice –
Federico Nicoletta, pianista.
Musiche di Mozart, Beethoven, Schubert, Schumann, Wagner/Liszt, Debussy, Šostakovič
Musiche originali di Claudio Rastelli
Durata 80’ ca.
L’IDEA: Voci d’amore è un gioco di corrispondenze biunivoche. Amori vissuti, documentati, oppure leggendari, misteriosi, occultati, inventati e musiche scorrono insieme, condividono elementi biografici ed estetici, psicologici e tecnici, e portano gli ascoltatori nell’intimità delle vite e
delle opere di grandi compositori.
I CONTENUTI: L’amore misterioso: Antonie Brentano, la più accreditata “Immortale Amata”, e il lied An die Geliebte di Beethoven, senza dedica esplicita, ma scritto per lei. L’amore leggendario:
Tristano e Isotta e la Morte di Isotta di Wagner/Liszt. Gli amori proibiti di Schubert, e quelli inventati da Pierre Louys (Le Chansons de Bilitis, messe in musica da Debussy). L’amore coniugale “perfetto” di Schumann e della moglie-musa Clara Wieck, e gli amori meno perfetti di Šostakovič e Mozart. La drammaturgia originale è nata a partire da biografie, saggi musicologici, lettere, testi letterari e poetici.
LA FORMA: Voci d’amore è un melologo composto da una selezione di brani di Mozart, Beethoven, Schubert, Schumann,
Wagner, Debussy e Šostakovič, interpolati da musiche composte da Claudio Rastelli. Su queste
ultime scorrono le parole dell’attrice, in un crescendo di partecipazione e immedesimazione con gli amori evocati.
Lo spettacolo è disponibile anche in versione “light” (55′), che consiste nel solo melologo di voce e musiche originali di Claudio Rastelli.
I BRANI MUSICALI:
C.Rastelli: Un lungo grido d’amore
- R.Schumann : Fantasia in do maggiore. op.17 (1836)
- C.Rastelli: Un padre cavalca nella notte
- F.Schubert : Erklönig (Il re degli Elfi, 1815), trascriz. F.Liszt
- C.Rastelli: Due madri
- D. Šostakovič: I movimento dalla Sonata per pianoforte in Si minore n.2 op.61 (1943)
- C.Rastelli: L’altra notte
- C. Debussy: Pour invoquer Pan, dieu du vent d’été, da Six épigraphes antiques (1914)
- W.A.Mozart: dal Flauto magico, duetto Papageno/Papagena
- C.Rastelli: Il tuo fedele Ludwig
- L.van Beethoven: An die Geliebte (All’amata, 1811)
- C.Rastelli: Melancolia
- R. Wagner: Isoldes Liebestod (Morte di Isotta, 1867), trascriz.F.Liszt
- C.Rastelli: Epilogo: Ecco le voci d’amore.
Gerarchia e privilegio
una prod. Amici della Musica di Modena e Istituto Italiano di cultura di Lubiana.
melologo per voce e pianoforte da Primo Levi e Hermann Langbein
drammaturgia di Diana Höbel, musiche di Claudio Rastelli
«Incomincerò con una dichiarazione di umiltà. Le cose che dirò stasera non saranno che un tentativo di spiegazione, una proposta, una serie di proposte. L’intolleranza, e in specie
l’intolleranza razziale, di cui devo parlare questa sera, sono dei fenomeni a molte facce. Argomenti che non sono mai chiusi.»
PRIMO LEVI, da “L’intolleranza razziale”.
«Non l’uomo delle SS, bensì l’internato col triangolo che derubava e picchiava i suoi camerati era l’impressionante simbolo del campo di concentramento. Perché esso era la prova vivente che la mentalità del potere corrompe e rovina chi ne è portatore anche quando egli stesso è divenuto vittima del potere.»
HERMANN LANGBEIN, da “Uomini ad Auschwitz”.
«Gerarchia e privilegio è una riflessione sulla struttura e le dinamiche dei campi di sterminio, costruita interamente con le
parole di Primo Levi e di Hermann Langbein.
Nel comporne la drammaturgia siamo partiti da Primo Levi, ma non dai suoi romanzi, ben noti, che raccontano la sua esperienza di deportato, bensì dalle sue riflessioni sulla
struttura e le dinamiche dei campi di concentramento e sterminio contenute nei suoi saggi, nei suoi articoli di giornale
e nelle sue recensioni a romanzi altrui.
Da questi materiali eterogenei è emersa, costante, una visione più complessa di quanto ci aspettassimo sulla natura dei campi.
Questi erano sì luoghi infernali ma – e questo è l’aspetto che abbiamo voluto approfondire – erano anche organizzati secondo “principi” che possiamo ritrovare nelle nostre società: paura; gerarchia e privilegio; ribaltamento dell’imperativo categorico, ossia l’utilizzo dell’essere umano come mezzo e non come fine.
Abbiamo accostato le riflessioni di Primo Levi a quelle di Hermann Langbein, ex deportato politico, autore di Uomini ad Auschwitz, storia del più famigerato campo di sterminio nazista, della cui edizione italiana – Mursia 1984 – lo stesso Levi curò la prefazione. Egli lo ritiene un libro fondamentale per
la comprensione della vita all’interno dei campi di concentramento e sterminio.
Sono due scritture, quella di Levi e di Langbein, molto diverse eppure complementari: lo sguardo di Langbein ha la precisione del cronista, impietoso affinché il lettore comprenda appieno cause e motivazioni alla base di comportamenti aberranti.
La stessa enfasi sulle colpe del contesto la ritroviamo anche in Levi, il quale mantiene però costantemente un occhio al presente, mettendoci così in guardia dalla tentazione sempre presente di “costruirsi un individuo di rango più basso su cui riversare il peso delle offese ricevute dall’alto per ricordarci che “l’uomo è, e dev’essere, sacro all’uomo, dovunque e sempre.”»
DIANA HÖBEL
Schubert, una vita da outsider
una prod. Amici della Musica di Modena per Festivalfilosofia 2019
Musiche di Franz Schubert
Pianoforte: Federico Nicoletta – Drammaturgia e interpretazione: Diana Höbel
Schubert era omosessuale. Non è una informazione che ci interessa per motivi di gossip. Ci interessa in relazione al fatto che il suo provare a vivere da omosessuale, nella Vienna dei primi decenni del 1800, sia stato un tassello nel suo percorso di riconoscimento di se stesso. Schubert delude suo padre, che lo vuole insegnante nella scuola che lui stesso dirige. Delude probabilmente molti amici, che non approvano la sua vita promiscua e, in tempi recenti, delude forse anche gran parte di musicologi e biografi che lo hanno sempre dipinto mite, tranquillo, solitario e intimista. Certo, in Schubert c’è gentilezza e malinconia, ma anche passione, rabbia, sfrenatezza e istinto di morte.
Doppiamente outsider: omosessuale e artista non (ancora) affermato, Schubert vive in un limbo: la sua “persona” non può rivelarsi fuori dalla cerchia protetta di amici e sodali; è quindi una “non persona”, costretta dietro a una maschera, una narrazione, un’identità che non gli corrisponde appieno. Solo a quasi due secoli dalla morte si scopre anche “l’altro” Schubert.
Sulle sue musiche, voce recitante e pianoforte si alternano e si accompagnano per raccontarcelo.
I BRANI MUSICALI:
- Impromptu op.90 n.4- Impromptu op 90 n.3- Landler D790 n.9 e 10- 3bis Wanderer Fantasie, inizio II mov.- Schubert-Liszt “Der Müller und der Bach”- Schubert-Liszt “Erlkönig”- Schubert-Liszt “Ständchen”